È un paese lontano dall’Europa, molto lontano, ai margini
dei confini del continente, tanto che non se ne parla mai. Dell’Islanda
sappiamo che è piena di ghiaccio e di vulcani e uno in particolare ha fatto
tribolare tutte le compagnie aeree qualche anno fa quando, eruttando, ha sciolto i ghiacci dell’Eyjafjallajokull
causando un’enorme nuvola che ha impedito la circolazione aerea per molti
giorni. Ora l’Islanda va di moda, perché ha una squadra di calcio che ha fatto
l’impresa, perché il capitano della suddetta ha la barba lunga, perchè l’altro
giocatore sembra un vichingo ed è bellissimo, e avanti coi luoghi comuni e bla
bla bla. Tra poco vi scorderete di nuovo dell’Islanda e non saprete mai nulla di
tutte le cose belle che finora ha regalato a me e, spero, a tante altre
persone.
Vogliamo partire proprio dal calcio? Allora vi dirò una cosa
sorprendente. Sapete chi è uno dei giocatori più vincenti ancora in attività?
Un islandese. Si chiama Eidur Gudjohnsen.
È nei libri di storia perché il 24
aprile 1996 ha debuttato in nazionale sostituendo il padre Arnór: mai prima di
allora un padre e un figlio avevano giocato entrambi in una stessa partita
internazionale. Il palmares? Col PSV Eindhoven ha vinto 1 campionato, 1 coppa d’olanda
e 1 supercoppa olandese, col Chelsea 2 campionati, 1 coppa di lega e 2 Charity
Shield. Ha militato anche nel Barcellona con cui ha vinto 1 campionato, 1 coppa
di Spagna, 2 supercoppe spagnole e non da ultima anche 1 Champions League e 1
supercoppa europea. Semplicemente geniale il suo modo di esultare,
avvicinandosi agli spalti e allargando le braccia come per dire “et voilà,
ammiratemi nella mia magnificenza”. Vi propongo una carrellata dei suoi gol al
Chelsea, rimarrete estasiati da quello al minuto 1.30 (https://www.youtube.com/watch?v=3trrinXNPMM).
Poi c’è la musica islandese, che più di vent’anni fa per me
era gli Sugarcubes e Bjork, poi la parentesi Emiliana Torrini, Of Monsters and
man, e ora Sigur Ros. Ma sono i primi ad essersi saldamente radicati nel mio cuore.
La bellissima Bjork Gudmundsdottir coi suoi strilli, ma anche la sua dolcezza, la
gracchiante voce di Einar e quelle canzoni dai testi semplici, quasi banali, a
volte onirici e grotteschi, ma sempre incentrati sulla realtà che ci circonda.
Mi
innamoro di loro guardando il video di Regina. Acquisto l’album (Here today,
tomorrow next week) e trovo capolavori del calibro di The bee, Tidal Wave, Eat
the menu, Shoot him, l’esplicita Pump e il capolavoro Water. Cerco la
discografia e i video (grazie a Rentun Compact e Disfunzioni Musicali), trovo
finalmente il primo album (Life’s too good): ci sono Motorcrash (geniale), Delicious
Demon, Deus, Sick for toys e i due capolavori assoluti Mama e Birthday.
Gli Sugarcubes si sciolgono, Bjork comincia la sua ascesa
pop in terra britannica con un primo album fantastico, un secondo decente, poi
c’è l’elettronica e i miei gusti musicali mi tengono lontano da quella strada.
L’Islanda si riaffaccia con un paio di comparsate di
Emiliana Torrini e Of monsters and man, e poi Sigur Ros, musica non adatta a
tutti, a volte anche io la trovo troppo calma, contemplativa e riflessiva, ma ne riparleremo quando li userò
come colonna sonora di un futuro viaggio nella terra dei ghiacci, che non ho
ancora mai visitato se non attraverso la prima stagione di
Fortitude, fantastica serie britannica le cui riprese sono state effettuate nel
villaggio di Reyðarfjörður e che consiglio a chi non l’avesse ancora vista.
C'è un ultima cosa che rende questo paese diverso dagli altri: l'onomastica. I cognomi cambiano in continuazione, con pochissime eccezioni, perchè i figli prendomo non il cognome del padre, ma il patronimico, -son per i maschi e -dottir per le femmine. Sembra di stare nel Signore degli anelli: come ti chiami? Carlo, figlio di Cesare, nipote di Francesco... ahahahah. Per capirci qualcosa di più c'è wikipedia.